Com’è nato l’orologio a parete?

come-e-nato-orologio-pareteCome è nato l’orologio a parete?

L’orologio a parete è forse uno dei complementi di arredo che hanno accompagnato le case di moltissime famiglie sin dall’invenzione dei primi meccanismi utili per il conteggio del trascorrere del tempo.

Il primo orologio costruito nella storia era della forma e delle dimensioni molto simili a quelle di una cabina telefonica ed era formato da moltissimi ingranaggi e meccanismi che, incastrati tra di loro, permettevano alle persone di conoscere con precisione in ogni momento della giornata che ora fosse.

Una volta conosciuto il meccanismo dell’orologio, però, si pose immediatamente un altro problema, ossia come riuscire a trasformare questa enorme massa di viti e rotelle in qualcosa di più piccolo e facilmente trasportabile all’interno delle abitazioni di tutti.

E’ così che, dopo una serie di numerosi tentativi, è nato l’orologio da parete a pendolo, uno strumento dalle dimensioni più piccole rispetto a quelle del suo antenato ma che era facilmente applicabili alle pareti di casa. Eppure, almeno all’inizio, il design mancava un po’.

Il primo a creare uno stile tutto suo per quel che riguarda questo particolare complemento d’arredo è stato Franz Ketterer, il papà dell’orologio a cucù. L’inventore di questa particolare tipologia di orologio proveniva dalla Foresta Nera e, secondo la leggenda, nel 1738 ebbe la geniale intuizione di inserire una suoneria molto simile al suono di un uccellino all’interno degli orologi con cassa in legno tipici della zona svizzera che venivano realizzati fin dal 1630. Da quel momento il successo dell’orologio a cucù è stato talmente coinvolgente da rendere questo oggetto un simbolo cult della zona.

Con il trascorrere del tempo e la voglia di modernità, tuttavia, l’orologio a cucù è andato pian piano scomparendo dalle nostre abitazioni, rimanendo solo nelle case di montagna. Il design è entrato a pieno titolo nei complementi d’arredo di tutti i giorni, lasciandoci ad oggi orologi da parete dalle forme più moderne e dai meccanismi più tecnologici, come quelli che troviamo qui.